Aprire partita iva

Articolo realizzato dalla redazione
Informazioni sulla redazione

    Indice Articolo:
  1. Cosa è la partita IVA?
  2. Come si chiede la partita IVA?
  3. Comunicazione Unica d'Impresa
  4. Quanto costa?
  5. Adempimenti fiscali connessi alla partita IVA
  6. Tipologie di contribuenti e partita IVA

Segue una guida informativa su come aprire la partita IVA, dopo una breve descrizione su cosa è la partita IVA, come è composta, quando è obbligatoria, quali adempimenti fiscali comporta, quanto costa, a chi rivolgersi per l'attribuzione e con quale procedura.

Cos’è la partita IVA?

La partita IVA è un codice formato da un sequenza alfanumerica o sola numerica (come nel nostro paese), che identifica in maniera inequivocabile un soggetto economico tenuto al pagamento dell’imposta sul valore aggiunto (IVA). Il codice, preceduto dalla sigla che identifica il paese (IT per l’Italia) si compone di 11 numeri, di cui i primi sette identificano il contribuente, i successivi tre l’ufficio IVA territorialmente competente, mentre l’ultima cifra rappresenta una chiave di controllo. L’IVA (imposta sul valore aggiunto) viene applicata su tutte le cessioni di beni e prestazioni di servizi eseguite nel nostro paese, e colpisce gli incrementi di valore sui vari passaggi, che alla fine si scarica sul consumatore finale. In Italia l'aliquota ordinaria che si applica sulla quasi totalità delle transizioni è attualmente del 21%.

Come aprire la partita IVA?

E’ bene precisare che la normativa del nostro paese non prevede l’obbligatorietà della partita iva per attività commerciali che rivestono carattere occasionale, purché comportino un guadagno non superiore ai 5.000 euro annuo; superata questa soglia diventa obbligatorio aprire la partita IVA, con tutti gli adempimenti fiscali e contributivi che ne conseguono e dei relativi costi. Ovviamente, la partita IVA consente di scaricare i costi sostenuti per l’attività.

Comunicazione Unica d’Impresa (ComUnica)

Fino al 31/3/2010 per avviare un’impresa i vari adempimenti amministrativi nei confronti dei vari Enti, dall’ Agenzia dell’entrata all’ INPS, dall’INAIL alla Camera di commercio, all’Ufficio del Registro dell’impresa venivano eseguiti separatamente, con modalità ed in tempi diversi. In particolare, per aprire la partita IVA erano previsti 3 procedure: quella diretta (direttamente presso gli sportelli dell’Ufficio Iva territorialmente competente, via posta (per raccomandata) e via on line. Oltre alla richiesta della partita iva e del codice fiscale, completavano gli adempimenti burocratici: l’iscrizione nel Registro delle imprese; l’apertura della posizione presso l’ INPS per il titolare dell’impresa e per gli eventuali lavoratori; l’iscrizione presso l’lNAIL (Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro).

A far data dal 1° aprile 2010 è stata istituita la “Comunicazione Unica” (ComUnica) da far tenere in via telematiche alla Camera di Commercio. Come si evince dal nome, la ComUnica cumula tutte le segnalazioni e adempimenti previsti ai fini fiscali, previdenziali, assistenziali ed ai fini della richiesta pubblicità nel Registro delle imprese. Sarà cura della CCIAA farla tenere all’Agenzia delle Entrate/Ufficio IVA, INPS, e INAIL, semplificando gli adempimenti necessari per la nascita di qualsiasi impresa, riducendo le possibilità di errori. In realtà, più correttamente, la Comunicazione unica va inviata all’Ufficio del Registro delle Imprese, ubicato presso la Camera di commercio, cui fa capo il compito di raccordo di tutte le comunicazioni tra il titolare dell’impresa e i vari Uffici dell’Amministrazione. Insomma, l’Ufficio del Registro diventa lo sportello unico delle imprese. Ciò non toglie che i vari Enti conservino le proprie competenze e che per informazioni sulla compilazione della modulistica che fa capo alle varie Amministrazioni (INPS, INAIL e Agenzia delle Entrate), è possibile rivolgersi ai rispettivi contact center. Circa il momento di presentazione: per le imprese individuale, la stessa deve essere contestuale all’inizio dell’attività, mentre per quelle societarie permangono i 30gg previsti dal codice civile, con eccezione del caso in cui è prevista l’iscrizione all’INAIL, Istituto per gli infortuni sul lavoro. L’iscrizione può avvenire anche se l’impresa non è ancora operante, ma si sta ancora organizzando sotto l’aspetto amministrativo e operativo. In occasione della ComUNica bisogna stabilire e indicare il codice attività, da rilevare da un elenco predisposto dall’Ufficio delle entrate e il regime contabile che si intende applicare: semplificato o ordinario. Il regime cosiddetto minimo, che prevedeva agevolazioni di non poco conto per le imprese con volume di affare non superiori a 30.000 euro, è stato soppresso a far data dal 1° gennaio 2012. L’ufficio del Registro delle imprese una volta ricevuta la ComUnica fa tenere all’impresa, a mezzo della PEC (Posta Elettronica Certificata) la ricevuta dell’avvenuta Comunicazione, valida per iniziare l’attività, nonché gira la “ComUnica” agli altri Enti interessati, quali INPS, INAIL, Ufficio IVA, Camera di Commercio. Nell’arco di 5 giorni l’Ufficio del Registro delle Imprese, via PEC, fa tenere l’avvenuta iscrizione all’impresa interessata. Analogamente entro una settimana i vari Enti fanno tenere all’impresa gli esiti di propria competenza.

Quanto costa aprire la partita IVA?

La procedura di apertura della partita IVA in sé non ha alcun costo. Tutti i costi che l’impresa dovrà sostenere sono una conseguenza dell’attribuzione della partita iva o meglio dell’inizio dell’attività, quali i diritti d’iscrizione alla Camera di commercio, i contributi da versare all’INPS, per se e per gli eventuali dipendenti, i contributi INAIL, IRPEF, IVA, IRAP, addizionali comunali e regionali, il compenso al commercialista, ecc.

Adempimenti fiscali conseguenti l’assegnazione della partita IVA

Ottenuta la partita IVA, il titolare della stessa è tenuto:

Tipologie di contribuenti ed apertura della partita IVA

Partita IVA come libero professionista. Il libero professionista è colui che, dietro compenso, mette a disposizione del pubblico la propria professionalità senza essere legato ad alcun datore di lavoro. Vengono impropriamente definiti liberi professionisti anche coloro, tipo ingegneri, notai, dottori commercialisti, che per esercitare la propria attività, definita protetta, sono tenuti ad iscriversi al proprio albo professionale. Per poter esercitare la professione, il soggetto interessato deve rivolgersi all’Ufficio IVA dell’Agenzia delle Entrate, territorialmente competente, e chiedere, nei modi d’uso, l’attribuzione della partita IVA, nonché aprire la propria posizione presso l’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale), con iscrizione al Fondo generico o all’eventuale Fondo specialistico previsto per la propria categoria, o presso la Cassa di previdenza del proprio Ordine professionale.

Partita IVA come lavoratore dipendente. Contrariamente a quanto si possa pensare, il lavoratore dipendente, può affiancare al proprio lavoro una seconda attività e chiedere quindi l’attribuzione della Partita IVA, a patto che la nuova attività non sia in concorrenza con il lavoro che si svolge come dipendente e che il contratto non la escluda espressamente. Ovviamente, occorre farsi assistere da un dottore commercialista per la scelta del regime fiscale, eventualmente agevolato, maggiormente rispondente alla proprie esigenze, nonché regolarizzare la propria posizione presso l’INPS, con riguardo alla nuova attività. Al riguardo, si possono seguire 2 strade:

aprire la partita IVA come lavoratore autonomo, iscriversi alla gestione separata INPS, versare i contributi in ragione del 17% del reddito effettivo, senza iscrizione alla Camera di commercio e senza obbligo di minimale, come per artigiani e commercianti (è, invece, previsto un massimale prossimo ai 90mila euro oltre il quale la contribuzione non è dovuta). L’aliquota del 17% sale al 26,72% per i soggetti che non godono di altra copertura previdenziale;

in alternativa, se titolare di un rapporto di lavoro Full-time, è possibile aprire la Partita IVA, come ditta individuale, iscriversi alla Camera di commercio e chiedere all’INPS, esibendo la necessaria documentazione (buste paghe, copia contratto, attestato di servizio) di essere esonerato dal versamento dei contributi relativi alla seconda attività, essendo già titolari di una regolare e completa pozione contributiva. Dalla possibilità di aprire la Partita IVA, sono esclusi i dipendenti del pubblico impiego, a meno che non hanno un contratto a tempo parziale, ma in ogni caso devono essere autorizzati dall’Amministrazione presso cui prestano servizio.

Partita IVA come architetto. Facciamo una premessa che non vale solo per gli architetti: spesso si legge che l’obbligo di apertura della Partita IVA nasce quando nell’arco dell’anno si superano i 5.000euro di compenso. In realtà questo limite vale ai fini previdenziali; più correttamente, se l’attività non riveste carattere occasionale, nel senso che non si esaurisce nell’arco di 30 giorni lavorativi nell’arco di un anno, la Partita IVA andrebbe comunque richiesta a prescindere dal reddito conseguito. Ciò premesso, come tutti i professionisti, anche gli architetti per esercitare la propria attività necessitano di Partita IVA, di cui fare richiesta, al locale Ufficio IVA dell’Agenzia delle entrate. Al riguardo, va precisato che per gli architetti che non hanno ancora conseguito l’abilitazione il Codice attività è quello previsto per le “Attività tecniche svolte dai disegnatori”: 74.10.30, mentre quello degli architetti abilitati è il: 71.11.00 “Attività degli studi di architettura”. All’attribuzione della partita IVA deve far seguito la sistemazione della posizione previdenziale presso la gestione separata INPS, per gli architetti non ancora abilitati, e presso l’INARCASSA (Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Ingegneri e Architetti) per gli architetti abilitati ed iscritti al proprio Albo, contribuzione quest’ultima molto meno onerosa di quella INPS. Iniziare l’attività come Disegnatore, prima di conseguire l’abilitazione, comporta conseguenze non sono ai fini previdenziali, ma può compromettere la possibilità di usufruire di un eventuale regime fiscale agevolato, una volta conseguita l’abilitazione, in quando non ci troveremmo di fronte ad un’ attività ex novo, ma alla prosecuzione di quella vecchia.

Partita IVA come artista. Qualora l’artista intenda esercitare la sua attività con professionalità, ossia con regolarità, in maniera stabile e sistematica, nasce l’obbligo di chiedere l’attribuzione della Partita Iva al locale Ufficio IVA dell’Agenzia dell’entrate, optando possibilmente per un regime fiscale agevolato, come quello c.d. dei contribuenti minimi o riguardanti attività marginali e nuove attività, se ne ricorrono i presupposti. Viceversa, se l’attività riveste carattere occasionale, non c’è bisogno della partita iva ed il relativo compenso potrà rifluire tra i cosiddetti redditi diversi. Secondo parte della dottrina, l’artista, ossia quello che realizza pezzi unici, è un libero professionista e come tale, a differenza dell’artigiano, non deve iscriversi alla Camera di commercio, quindi iscriversi alla gestione separata INPS e versare in contributi in percentuale del proprio reddito, senza il minimale previsto per gli artigiani. Ciò non toglie che la propria opera artistica potrebbe essere esercitata sotto forma di impresa (artigianato) o lavoro autonomo e quindi necessitare di Partita IVA e iscrizione alla C.C.I.A.A., anche perché c’è chi sostiene che la qualifica di liberi professionisti richiederebbe in ogni caso l’iscrizione al relativo Albo o Ordine. La verità è che non esiste una normativa chiara sull’artista, per cui a secondo di come le qualità artistiche vengono gestite, si deve optare per l’ inquadramento più appropriato.

Partita Iva come artigiano. L’artigiano che non svolge la sua attività per hobby o in maniera occasionale, ma in maniera continuativa e professionale, deve chiedere all’Ufficio Iva, territorialmente competente, l’attribuzione della partita IVA, iscriversi alla Camera di commercio, aprire la propria posizione presso l’INPS per la contribuzione nella gestione separata degli Artigiani e Commercianti. La contribuzione è dovuta sulla base di un minimale di reddito che si adegua anno per anno e che per il 2011 ammonta a euro 14.552,00. Per i soggetti che hanno un reddito non superiore al minimale, sia artigiani che commercianti, la contribuzione è prossima ai 3.000 euro all’anno da versare in 4 rate trimestrali. Per i soggetti il cui reddito supera il minimale, è dovuta un’ulteriore contribuzione sulla parte di reddito che eccede il minimale e fino ad un massimale fissato anno per anno, da versare in 2 rate contestualmente al versamento delle imposte sul reddito.

Partita IVA come consulente. Come per tutte le attività, anche per quella che ha per oggetto consulenze, se non riveste carattere occasionale, nel senso che viene esercitata per più di 30 gg nell’arco di un anno, o produce un reddito superiore a 5.000 euro, necessita di Partita IVA. Al riguardo, si può scegliere di operare come libero professionista o aprire una ditta individuale, optando in entrambi i casi per il regime fiscale che meglio risponde alle proprie esigenze, in considerazione del presunto Volume di affari. In realtà, più che ai fini fiscali, la scelta tra libero professionista e ditta individuale, produce conseguenze diverse ai fini previdenziali. Infatti, come professionista la contribuzione è esclusivamente proporzionale al reddito prodotto: in assenza di reddito non è dovuta alcuna contribuzione, mentre nel caso della ditta individuale, vuoi come commerciante, vuoi come artigiano, è prevista una contribuzione di circa 3000 euro su base annua, calcolata su un reddito minimale, superato il quale e fino ad un certo massimale, ovviamente bisogna integrare la contribuzione. Se si sceglie di operare come professionista, basta chiedere l’attribuzione della Partita IVA ed iscriversi all’INPS alla prevista gestione separata. Se si opta per la ditta individuale, oltre ad aprire la Partita IVA, bisogna iscriversi al Registro delle Imprese presso la Camera di commercio ed aprire la posizione INPS (settore terziario:commercianti). Se in funzione dell’attività non squisitamente e prevalentemente di consulenza si dovesse essere considerati artigiani, diventa necessario iscriversi anche all’Albo degli artigiano e all’INAIL (Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro), iscrivendosi all’INPS non come commerciante ma come artigiano.

Partita IVA come agente di commercio: Chiunque intende operare come agente di commercio ha l’obbligo di aprire la Partita IVA sotto forma di ditta individuale, indicando nella richiesta il settore merceologico in cui intende operare, cui corrisponde uno specifico Codice attività (ATECO). L’ Agente di commercio deve altresì iscriversi al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio competente per territorio, Ai fini previdenziali, oltre all’iscrizione all’ENASARCO (Ente Nazionale di Assistenza per gli Agenti ed i Rappresentanti di Commercio), ritenuta previdenza integrativa, gli agenti di commercio sono tenuti, ad aprire la posizione presso l’INPS (Settore terziario:commercianti).

Partita IVA come cassintegrati. La cassa integrazione non è compatibile con la Partita IVA. Nel caso in cui si ricevano i contributi come cassintegrati diventa necessario chiudere la partita iva precedentemente aperta o rinunciare a chiederne l’apertura per un’attività da intraprendere. Conservando la Partita IVA si può andare incontro ad un ridimensionamento o revoca dei contributi percepiti.

Partita IVA per un negozio. La richiesta di attribuzione della Partita IVA è obbligatoria per l’apertura di qualsiasi negozio sia fisico che on line, quando l’attività viene svolta in maniera professionale e continuativa o il reddito supera i 5000 euro.

Per i non residenti in Italia. L’apertura della partita iva è necessaria per qualunque soggetto, anche residente in un paese diverso dall’Italia, che intende intraprendere un’attività nel nostro paese. In questo caso la richiesta di attribuzione della partita IVA va presentata all’Ufficio IVA dell’Agenzia delle Entrate del territorio in cui si intende aprire l’impresa.

Per associazioni e Onlus. Per le Associazioni e per le Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale la partita iva non è obbligatoria, in quanto il codice che le identifica è esclusivamente il Codice Fiscale; tuttavia, la partita iva diventa obbligatoria nel caso in cui esse svolgano attività connesse, che sfociano in cessione di beni o prestazioni di servizi.

Informazioni Sugli Autori:

Articolo realizzato dalla redazione
Informazioni sulla redazione

Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e gli annunci, fornire funzioni social e analizzare il traffico. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando un qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie e dichiari di aver letto la nostra Cookie Policy e la Privacy Policy. Per saperne di piĂą o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie consulta la nostra Cookie Policy.